Longbourn House di Jo Baker | Recensione di Deborah

 

Tutto ciò che conosceva, tutto ciò che amava, ogni legame d’affetto che si era costruita le era stato strappato via: di lei non restava che il midollo, nudo e crudo. Certo, da che si ricordasse il suo più sincero desiderio era sempre stato quello di conoscere altre pezzi di mondo; ma avrebbe dovuto, pensò, formularlo con maggior precisione: avrebbe dovuto specificare che desiderava farlo essendo felice.

 

Editore: Einaudi Editore
Data di uscita: 19 gennaio 2016
Pagine: 382
Prezzo: 13.00 €

Sarah è a servizio a Longbourn House da quando era bambina, ma non si è ancora rassegnata a certi compiti ingrati quali lavare la biancheria e svuotare i pitali dei signori. Questa pesante routine senza svaghi la opprime: non vuole accontentarsi di mandare avanti la casa d’altri come Mrs Hill, la governante, fa da sempre. Perciò, quando un giorno di settembre Mr Bennet assume a sorpresa un nuovo valletto, la gioia per la novità è grande. James ha il fisico asciutto e gli avambracci scuriti dal sole. Lavora di buon umore, fischiettando, ed è gentile, ma dà poca confidenza. Sembra sapere tante cose, eppure sul suo passato è stranamente vago. Ama i cavalli e dorme nel solaio della stalla: li, su una mensola, ha dei libri e, sotto il letto, una sacca scolorita piena di conchiglie. È un mondo intero quello che apre per Sarah, una nuova geografia di orridi, vallette in fiore e campi di battaglia. Ispirato al non detto di “Orgoglio e pregiudizio”, “Longbourn House” ricostruisce con tono brioso la vita della servitù nell’Inghilterra di inizio Ottocento, facendo emergere tra le righe la fatica e le disuguaglianze su cui si reggeva il bel mondo. All’interno di questo affresco storico, che oltre alla campagna dell’Hertfordshire include la Spagna sconvolta dalle guerre napoleoniche e i porti commerciali sull’altra sponda dell’Atlantico, Jo Baker dona pensieri ed emozioni autentici alle ombre che nel celebre romanzo di Jane Austen si limitavano a passare sullo sfondo rapide e silenziose.

 

Correva l’anno del Signore della mia quarta ginnasio: insicurezza, indecisione e una buona dose di impreparazione. Ricordo che Orgoglio e pregiudizio è stata la prima lettura ad esserci assegnata in inglese, il mio grado di preparazione per affrontare il capolavoro della Austen era pressoché nullo, così per sopravvivere all’interrogazione ho effettuato un geniale mix tra la versione Penguin, quella italiana e i disegnini di un’amica. Risultato? Una confusionaria centrifuga dalla quale è emerso un grande amore verso questa storia. Non sono proprio a conoscenza del motivo per il quale negli anni a venire non mi sono più rituffata tra le pagine di Pride and Prejudice, ma lo sto facendo proprio ora dopo la lettura di Longbourn House di Jo Baker.

 

Era una ben strana sfortuna, quella che affliggeva la gente della buona società, incapace sia di aprirsi una portiera da sola sia di salire e scendere da una vettura senza l’aiuto di qualcuno.

 

Pochi giorni dopo aver letto la trama di Longbour House il romanzo era adagiato tranquillamente nella mia libreria, non vedevo l’ora di iniziare questa nuova avventura perché da sempre mi affascinano le storie che hanno un sapore antico, specialmente se ambientate nella vecchia Inghilterra. Quello che mi ha spinto di più verso questo romanzo è stata la profonda nostalgia di Downton Abbey e la speranza di ritrovare un pizzico di Downton in Longbourn House. È accaduto? Nì. Infatti penso che molto presto acquisterò Ai piani bassi, il romanzo Margaret Powell dal quale è stata tratta la serie tv. Comunque a prescindere da ciò che mi aspettavo e speravo di trovare tra le pagine, Longbourn House è un libro che mi è piaciuto davvero tantissimo e mi ha incollata saldamente alla storia, mentre leggevo avevo la forte sensazione di guardare un film. Jo Baker scrive le vicende del non visto di Orgoglio e pregiudizio, chi è stato per secoli dietro le quinte di casa Bennet trova finalmente la possibilità di farsi conoscere. L’idea della Baker mi è piaciuta molto, ripercorrere l’intera storia del capolavoro della Austen vestendo i panni di chi i panni, la biancheria e le splendide mussoline le lavava è un’esperienza davvero interessante. Purtroppo non conosco Orgoglio e pregiudizio nei minimi dettagli tanto da capire se la Baker è riuscita a creare una perfetta sinergia tra piani alti e piani bassi, incastrando perfettamente la sua storia con quella di Jane Austen.

A mio parere l’autrice ha fatto davvero un ottimo lavoro, ha dato vita a vicende appassionanti nonostante i protagonisti questa volta siano gente comune, persone destinate ad essere fumose apparizioni sullo sfondo dello sfarzo aristocratico. Dopo aver ultimato Longbourn House non ho resistito a tuffarmi subito tra le pagine di Orgoglio e pregiudizio, sono molto contenta di questa decisione perché sento di vivere al meglio l’esperienza di lettura del romanzo della Baker; inoltre le due storie mi sembra che si intreccino ottimamente. Lo stile di scrittura dell’autrice mi è piaciuto molto; la sua voce fluida, semplice ed appassionante ha regalato un tocco in più al romanzo, come anche la grande passione e la ricerca dietro la stesura della storia.

 

Se Jane doveva proprio ammalarsi, era meglio che lo facesse dai Bingley che a casa: là c’era un esercito di persone ad assisterla, mentre a Longbourn la presenza di un malato implicava un mucchio di lavoro supplementare da sobbarcarsi in pochi; la biancheria dell’infermo, le pezzuole, le bevande e i cibi speciali, e i pasti leggeri, tutto da portare su e giù per le scale in fretta e furia. Era premuroso da parte di Jane – e proprio da lei – ammalarsi fuori casa.

 

Protagonisti del romanzo sono il personale di servizio di Longbourn: una governante, due cameriere e l’anziano Mr Hill. La governante, Mrs Hill, è da una vita a servizio dei Bennet, governa e organizza la casa con precisione e passione. Nonostante servire sia un lavoro duro Mrs Hill non conosce altro, Longbourn è il suo piccolo mondo, una sicurezza che non ha mai avuto idea di abbandonare per tuffarsi nell’ignoto e rischiare di perdere tutto, in fin dei conti la vita la ha privata già di tanto. Di tutt’altro avviso è Sarah, giovane, intraprendente e sognatrice non si è ancora rassegnata all’idea di svuotare pitali, lavare panni e avere i geloni per tutta la vita. Sarah sogna un futuro diverso da Longbourn, vorrebbe prendere in mano le redini della sua esistenza per riuscire ad essere qualcosa in più, per non essere obbligata a correre dietro ai capricci di nobili ragazzine per il resto dei suoi giorni. Sarah sogna di vedere il mare, visitare Londra e conoscere il mondo che è in attesa oltre i campi e il fango del Hertfordshire. Mary, o meglio Polly, è solo una bambina, una piccola orfana che Mrs Hill ha salvato dalla strada e ha introdotto al servizio. Polly non ha mai conosciuto i suoi genitori ma sa bene cosa sono la fame e gli stenti; svolge i compiti di cameriera al meglio delle sue possibilità supportata da Sarah, tra bucato, cucina, pulizie la ragazzina ruba qualche momento di svago e gioco. Polly accetta di buon grado la sua condizione, per lei l vita a Longbourn ha significato un netto miglioramento, infondo nonostante il lavoro e la fatica dai Bennet non manca mai un buon piatto caldo e qualche leccornia. Mr Hill è l’anziano marito di Mrs Hill, si occupa di servire a tavola, della gestione della cantina, di condurre la carrozza e altre incombenze. Nonostante la penuria di giovani generata dalla guerra Mr Bennet trova un nuovo valletto James Smith, una ventata di aria fresca a Longbourn. James è un ragazzo asciutto, forte, lavora duramente sempre con allegria ma indossa un’armatura apparentemente impenetrabile; sembra sapere tante cose e aver visto tanti luoghi, non dà la minima confidenza e informazione sulla propria provenienza, ama leggere i libri e accudire i cavalli.

 

Si era abbandonata all’idea di un amore corrisposto, di un matrimonio e del ruolo nuovo che ciò le avrebbe conferito: diventando la sposa di Mr Collins, sarebbe diventata anche lo strumento di salvezza della sua famiglia e non sarebbe stata solo la figlia di mezzo, quella scialba, goffa e trascurata.

 

Jo Baker dona la vita ai fantasmi di Orgoglio e pregiudizio, attribuisce ad ognuno personalità, sogni, emozioni, sentimenti e una storia. Una storia chiara, forte e ben delineata, una storia capace di essere la base di un romanzo perché non solo sfarzo e lustrini sanno come essere interessanti. Emerge la voce del popolo, la voce dei tanti che vedono scorrere via la propria vita in anni e anni di fatica senza potersi opporre perché è solo quello a cui sono destinati; ci sono inoltre le urla dei giovani che non vogliono rassegnarsi a percorrere una strada già solcata rinunciando ai propri sogni e ambizioni. Nell’Inghilterra antica, piovosa e un po’ malinconica Jo Baker pone la servitù sotto i riflettori, regala lustro e importanza a chi è destinato ad essere una fugace esistenza destinata a scomparire nell’ombra.

 

 

 

 

 

May the Force be with you!
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